COMUNIONE E VERITÀ - La Chiesa in uscita oltre gli slogan
«Quali sono state, a suo avviso, le maggiori innovazioni di Bergoglio su tematiche sociali e teologiche?
"Quasi nessuna. Molte le frasi “innovative”, che però non hanno avuto seguito concreto nella vita della Chiesa"».
L'intervista a Lucetta Scaraffia apre spazi per un dibattito serio "sull'eredità" del pontificato bergogliano e sulle molte aperture che nei suoi dodici anni da Papa, Francesco ha avviato. Anche al netto di discorsi teologici e dottrinali (che innegabilmente vengono al pettine), rimane in partenza un grande punto interrogativo non solo sul futuro della Chiesa, ma anche sul suo passato. E sul presente stesso che si ritrova a vivere.
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Sostando su un concetto ampio, come quello di "Chiesa in uscita", sorgono infatti i primi problemi. Terminologia molto cara a papa Francesco, lo slogan della nuova evangelizzazione è stato declinato dai più svariati pulpiti come cifra identificativa di un pontificato e di un'epoca ecclesiale. Quasi di una nuova generazione di preti e laici, impegnati nella Chiesa e pronti ad assumere la sfida di una rinnovata evangelizzazione.
Ma al netto di frasi ad effetto, di jingle pubblicitari straripetuti, citati ad arte per dimostrare di essere "nuovi" in un mondo che ha sete di novità continue, cosa si è fatto nelle chiese particolari per rendere vivo un concetto che, senza traduzione pratica, rischia di rimanere lettera morta?
Se dalla possibile vaghezza di una fraseologia scendessimo alla praticità delle sue declinazioni, si potrebbe pensare a più categorie specifiche di persone: gli anziani, in primis, che ancora ad oggi in molte parrocchie vengono affidati alla sola cura dei laici - ministri della Comunione, ma che rimangono privi di vera assistenza spirituale da parte dei presibiteri. Assistenza che non sia "una tantum" (ogni lustro, magari, o in articulo mortis), ma che nei momenti forti dell'anno liturgico si manifesti come presenza, ascolto, confessione sacramentale.
Qui la domanda di fondo si fa essenziale, trascendendo da un ambito puramente terreno, per investire il campo del "Mistero": il presbitero crede ancora nella differenza del suo sacerdozio ordinato rispetto a quello laicale? E il laico stesso, investito di un servizio tutto particolare, riesce a comprendere questa differenza, o pensa piuttosto a un incarico alla pari? Si giocano anche su questo campo i rapporti di complementarità fra la dimensione laicale e quella sacerdotale.
E, ancora, il sacerdote ha ancora vera contezza della Grazia che opera attraverso di lui, specialmente nei confronti degli "scartati" della società, quali sono gli anziani (per continuare a usare terminologie ancora tutte bergogliane)?
Si crede, insomma, a quella realtà soprannaturale che si rende visibile attraverso il ministro ordinato?
Ma gli anziani rappresentano solo uno degli "scogli" della Chiesa in uscita. E sicuramente non il più pericoloso. Perché i temi al centro dell'attenzione sono altri: divorziati risposati e omosessuali.
Nel parlarne seriamente (e senza scadere in esacerbazioni polemiche) non si può non tenere a mente che l'Amoris Laetitia offre soluzioni pastorali e non dottrinali, ma che ai dubia toccanti proprio questi ultimi aspetti, e sollevati da alcuni cardinali, il papa non rispose mai (per cui le confusioni, in materia, permangono a oggi); così come non si può non sottolineare che la Fiducia Supplicans è una dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede e non un atto magisteriale del Pontefice. Resta anche qui, in sostanza, un quesito di fondo: al di là degli entusiasmi di chi sposa soluzioni cosiddette progressiste e alle proteste e sofferenze di chi abbraccia tesi definite tradizionaliste, qual è il modus operandi di parrocchie e diocesi per offrire percorsi di accoglienza, ma anche e soprattutto di "formazione" per queste specifiche categorie di credenti?
Le problematiche si riducono, alla fin fine, all'impegno che siamo pronti a investire non solo nell'accogliere, ma nel rilanciare la verità immutabile del messaggio cristiano, nel raccontare la bellezza di un Vangelo che esige anche chiarezza, secondo il "sì sì, no no" uscito dalla bocca stessa di Gesù.
Solo una Chiesa che comprenda la natura esigente del cristianesimo può essere una vera Chiesa in uscita e non, semplicemente, un distributore di sacramenti e sacramentali.

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