"IN SPIRITO E VERITÀ" - Breve chiosa a margine di un'intervista al card. Müller
Intervistato da "El Pais" (qui una traduzione in italiano), il card. Müller risponde a una domanda apparentemente insidiosa sul totopapa, aprendoci però a un colpo di scena dal sapore tutto spirituale:
«D. Il prossimo Papa dovrebbe tornare ad essere europeo o occidentale?
R. Non dipende dal Paese. Dobbiamo parlare di più di Gesù Cristo. Negli ultimi sinodi abbiamo sempre parlato dello spirito».
«D. Il prossimo Papa dovrebbe tornare ad essere europeo o occidentale?
R. Non dipende dal Paese. Dobbiamo parlare di più di Gesù Cristo. Negli ultimi sinodi abbiamo sempre parlato dello spirito».
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| David Bumgardner su Unsplash |
Il punto è nevralgico per ogni credente: di quale spirito parliamo, a quale spirito ci affidiamo, quale spirito seguiamo? Parlare di spirito è il segno di un discernimento profondo oppure la mascheratura dei desideri personali del singolo, delle sue proprie convinzioni, delle sue ideologie?
Lo spirito, infatti, quand'anche si parli di Spirito con la S maiuscola, ci fa correre un rischio profondo: rimanere nel vago di qualcosa che c'è, ma non si vede coi sensi; di un'entità eterea che non parla con vocaboli umani, e che perciò può rivelare a ogni singolo essere umano una verità differente.
Il criterio infallibile per appurare che di Spirito si tratti e non di se stessi (o peggio ancora di altri spiriti non divini) è il riferimento alla persona di Cristo, e al suo insegnamento chiaro, limpido, senza mezzi termini e senza compromessi.
La nostra fedeltà a Lui è il segno di una fedeltà allo "spirito di Dio", che ci dona la garanzia assoluta di non essere, semplicemente, in ascolto delle nostre menzogne, ma di una fede che si incammina nel tempo e nella storia per rispondere alle sfide dell'oggi con la Verità di sempre.
Perché «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,24).
Lo spirito, infatti, quand'anche si parli di Spirito con la S maiuscola, ci fa correre un rischio profondo: rimanere nel vago di qualcosa che c'è, ma non si vede coi sensi; di un'entità eterea che non parla con vocaboli umani, e che perciò può rivelare a ogni singolo essere umano una verità differente.
Il criterio infallibile per appurare che di Spirito si tratti e non di se stessi (o peggio ancora di altri spiriti non divini) è il riferimento alla persona di Cristo, e al suo insegnamento chiaro, limpido, senza mezzi termini e senza compromessi.
La nostra fedeltà a Lui è il segno di una fedeltà allo "spirito di Dio", che ci dona la garanzia assoluta di non essere, semplicemente, in ascolto delle nostre menzogne, ma di una fede che si incammina nel tempo e nella storia per rispondere alle sfide dell'oggi con la Verità di sempre.
Perché «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,24).

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