LA RASSICURANTE PRESENZA DEL PASSATO – Echi del Magistero precedente in Leone XIV
Il passato, in ogni momento di passaggio, è rassicurante. Non perché vi vogliamo rimanere ancorati, ma perché per andare avanti è necessario non dimenticare quanto di buono è stato seminato, costruito, iniziato prima di noi. Il bene che è stato fatto ci rasserena, ci ricorda che la vita, nel suo procedere, può sempre riservarci cose belle, e che nei momenti poco felici possiamo, in un certo senso, rifugiarci nei ricordi. Il passato, poi, ci rammenta che nulla si costruisce distruggendo, in un certo senso, ma continuando dalle sane fondamenta e procedendo verso il domani.
Nella storia della Chiesa, volendo parlare a grandi linee, chiamiamo tutto questo "Deposito della Fede", ma al di là di concetti così importanti (in cui andrebbero fatti poi distinguo più specifici), rimane molto altro, come la storia concreta di chi ci ha preceduto, le loro parole e i loro gesti. Ricordare il passato, così, è azione di gratitudine e di progettazione, allo stesso tempo. Rendere grazie per l'impegno e le buone opere di ieri, programmare il domani sulla base di ciò che è stato intrapreso, sia esso già completato o necessitante di ulteriori sviluppi.
Il passato, poi, è rassicurante perché ci è familiare, ci ispira fiducia: ciò che è conosciuto ci fa, in un certo senso, meno paura del totalmente nuovo, e ci aiuta ad accoglierlo senza strattoni, gentilmente, in un abbuono di simpatia tanto necessario sia a chi incarna la novità sia a chi è chiamato ad abbracciarla.
Ci si può sentire quindi rassicurati nel toccare con mano quanto, nelle sue prime parole, papa Leone XIV stia facendo tesoro del ricco patrimonio magisteriale di chi lo ha preceduto. Accanto alle normali citazioni del pontificato bergogliano (cosa giustissima: come sempre accade, ogni nuovo pontefice ricorda con affetto e riconoscenza il suo immediato predecessore), non si è potuto non notare, nei suoi primi giorni da papa, l'ampio riferimento a pontificati e pontefici differenti. Dalla scelta del nome di Leone XIII, citato in primis per la Rerum Novarum (ma non solo: lasciamo al mistero interiore di papa Prevost le altre ragioni che lo hanno spinto ad assumere questo nome [1]), alla prima omelia in Sistina, dai forti echi ratzingeriani in moltissimi passaggi, fino al Regina Coeli di oggi, in cui non sono mancati riferimenti a Paolo VI (come l'espressione «Mai più la guerra!» e il rimando alla necessità di avere più testimoni che maestri, come si potrebbe rileggere il concetto di «modelli credibili») e a Giovanni Paolo II («Non abbiate paura»).
Un ampio ventaglio di riferimenti che ci aiuta a scattare le prime inquadrature di papa Leone XIV e che, si spera, possa diventare anche per chi lo ascolta, un invito a non seppellire il passato, ma a riscoprirlo, con sempre nuovo interesse, nel solco di una tradizione che non è mai vetusta, quando si sa farne tesoro.
[1] Così il papa ha chiaramente detto nell'Incontro con i Cardinali del 10 maggio.

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