LO SPIRITO E IL CONCLAVE

Ricorre forse alla strategia dell'acchiappaclick il secondo episodio del podcast Extra Omnes di Avvenire, titolato "Ma davvero il Papa è scelto dallo Spirito Santo?", e sottotitolato "I dubbi di Ratzinger sull'ascolto dello Spirito"?

La puntata rimette in circolo (come già fatto dalla testata nel 2013) la risposta dell'allora cardinale a un'emittente bavarese. In quell'occasione, il futuro papa Benedetto, così si era espresso:

«Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto».



A partire da questo avvio, l'episodio del podcast appare buono nella sostanza e nelle analisi (più pratiche che teologiche, pur se con un'incursione nell'aspetto del discernimento), ma con alcune sfumature che potrebbero trarre in inganno, certamente dettate anche dalla legge giornalistica di incuriosire e fare numero: si va dalla poco felice definizione di "dubbi" riferita alla precisa posizione di un teologo di autorevole fama, all'inserimento, poco dopo e quasi in contrapposizione, delle parole del neo eletto papa Francesco: "Sono una vittima dello Spirito Santo. Pensavo di tornare a casa dopo l'elezione papale".
Salvo poi, in fin dei conti, tornare a chiudere il cerchio, dando ragione all'assunto iniziale:  "Come infatti affermava Benedetto XVI all'inizio di questo episodio del nostro podcast, lo Spirito Santo suggerisce, ma non è detto che venga ascoltato".

La narrazione trasmette quasi l'idea di una partita di ping-pong, mentre sarebbe bastato utilizzare il dato teologico per soffermarsi su una riflessione che, in fin dei conti, trova la sua cifra fondante nella Scrittura: Gesù nei Vangeli non ha mai parlato di Conclave (all'epoca inesistente), ma ha assicurato a Pietro il potere di «legare e sciogliere», e la certezza, alla Chiesa, che «le forze degli inferi non prevaranno» (Mt 16,18-19). Che il danno, cioè, non sarà mai "irreparabile".

Fare dei cardinali in conclave degli uomini a cui viene affidata una missione "infallibile" nell'ascolto assoluto dello Spirito, o di Pietro un uomo esente da errori, è compiere un salto eccessivo, poco realistico.
Il primo Pietro — fermandosi sempre solo alla Scrittura – entrerà in conflitto, da Papa, con san Paolo, e a vincere non sarà la posizione petrina, ma quella paolina.
Contraddizione prima di molte contraddizioni, di disparità di vedute che ancora oggi, nella Chiesa come nelle chiese particolari, si alternano a situazioni in cui lo Spirito parla, ma non viene ascoltato.
E segno di come, alla fine, nella vita di ogni cristiano, anche di un Pontefice, la libertà accordata da Dio giochi sempre un ruolo decisivo anche nelle questioni di maggiore importanza.

In sostanza, ciò che diceva anche Ratzinger.

 

Commenti

  1. Si puo' leggere in tanti modi l'elezione di un Papa, e utilizzare diversissime categorie. Ma quella della presenza dello Spirito nella Chiesa come promessa di Gesu', attraverso o nonstante i signori Cardinali, e' di certo la piu' tranquillizzante. Condivido dunque l'opinione del bloggista insighter (e Ratzinger e' sempre una sicurezza)

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